La digitalizzazione ha modificato in modo determinante la nostra economia, il nostro modo di produrre e consumare, e infine anche la nostra vita privata.
Le parole d’ordine oggi riguardano l’avvento di nuove frontiere della produzione, l’ “industria 4.0”, e l’ “internet delle cose”. Nel frattempo, per quanto concerne il mondo del lavoro, non stanno affrontando il processo di digitalizzazione solo i fattori “hard” come prodotti e oggetti, ma anche gli elementi “soft” come la comunicazione in azienda e una delle sue specializzazioni più importanti: la formazione.
Per quanto riguarda la “formazione informale”, ossia tutte quelle informazioni e capacità che acquisiamo in modo non strutturato, ormai siamo tutti abituati e cercare sulla rete le informazioni che ci occorrono, quando vogliamo capire o imparare a fare qualcosa. Abbondano sul web i tutorial su come realizzare una particolare pietanza, oppure risolvere col “fai da te” numerosi problemi quotidiani. Tanto che è facile immaginare che ognuno di noi, ormai, ne abbia fatto uso più di una volta.
Diverso è il discorso quando ci si riferisce ai contenuti formativi “formali”, che debbono condurre ad apprendimenti complessi, eventualmente certificabili. In questo campo, il passaggio alla digitalizzazione appare più lento. Questo perché, da una parte, mancano le risorse competenti; mentre dall’altra anche il sistema formativo istituzionale manifesta una certe lentezza nel reagire, a fronte dell’apparente complessità del compito, e non riesce ancora a farsi trascinatore verso questo nuovo modello.
In Svizzera, infatti, la formazione formale non punta principalmente allo sviluppo di nozioni o conoscenze, ma di competenze, ovvero alla possibilità di consolidare il processo di apprendimento in una serie di nuovi comportamenti da parte della persona formata. E si capisce come possa apparire complesso pensare di poter sviluppare nuovi comportamenti con una fruizione “passiva” di contenuti grazie a strumenti digitali.
In questa fase di riflessione, è tuttavia necessario evitare di “perdere il treno” a fronte di un’evoluzione che sembra comunque ineluttabile.
La formula che l’esperienza ha dimostrato essere più efficace è quella che viene definita “blended”, ovvero quella di creare, progettando la formazione, un’equilibrata miscela, in cui le metodologie digitali diventano uno strumento in più, da integrare con quelli tradizionali, per ottimizzare il processo di apprendimento. In pratica, oltre ai libri, alle dispense, alle lavagne, ai fogli di appunti, e alle diapositive da proiettare, oggi esiste tutta un’altra gamma di opzioni da utilizzare per sviluppare le competenze del proprio personale
Queste opzioni fanno capo a tecnologie che sono, oggi, ormai alla portata di qualunque azienda.
Come tutti gli strumenti tecnici o tecnologici, anche la digitalizzazione dei processi formativi deve essere gestita: perché non è mai lo strumento che deve determinare la strategia. Ma dal momento in cui si decide di beneficiare di questa vasta gamma di possibilità all’interno di strategie formative strutturate, i benefici sono immediatamente evidenti: i costi per la formazione si riducono considerevolmente, e si possono ottenere risultati assolutamente impensabili fino a ieri in termini di ampliamento delle competenze dei collaboratori e di aggiornamento del personale in azienda.
Le tecnologie necessarie sono oggi, come già sottolineato, alla portata di tutte le aziende. Fondazione Terzo Millennio è a vostra disposizione per supportarvi nell’analisi dei bisogni sul piano delle formazione e offrirvi i migliori consigli su come potenziare le competenze dei vostri collaboratori, chiamati ad affrontare le sfide sempre più articolate che il mercato propone, anche grazie a strategie formative che integrino le potenzialità della formazione online.